
Lo spettacolo
L’intento è proporre una interpretazione piana e colloquiale che rispetti la sequenza temporale della storia e l’integrità del testo.
La sfida è dimostrare che:
I versi di Dante si fanno capire da sé, senza la parafrasi, brutto ricordo di chiunque sia andato a scuola.
La Commedia non è bella qua e là – criterio antologico -, ma è bella, anzi stupefacente, tutta. La straordinaria costruzione di un mondo fisico e morale, coerente e credibile, anzi scientifico.
Dante, nei versi che ci ha lasciato, non appare come il genio incomprensibile e remoto, arcigno e pedante istitutore, talmente superato dai tempi da sembrare ridicolo. È un padre, una madre, un fratello. Non è per caso che sia l’unico nostro poeta che chiamiamo per nome, come un amico, un compagno di vita, spesso pieno di sdegno, ma anche sorridente, tenero, timido, impaurito, deluso, euforico, disorientato. E sempre pieno di speranza nell’uomo.

Nell’insieme quattro solitudini nel viaggio di una notte/una vita alla ricerca di una possibile felicità. Ognuno a suo modo indice di un’umanità sofferente in una società più che mai attuale dove si confrontano generazioni senza futuro in cerca di un riscatto. Diversità e emarginazione trovano il loro terreno di battaglia e tra confessioni e discussioni si delineano, come ritratti, gli animi tormentati dei quattro personaggi. Un testo coraggioso e provocatorio dell’indimenticabile Patroni Griffi, reso con grande sensibilità dal giovane regista e la rappresentazione di un complesso groviglio emotivo, districato dai bravissimi attori.
— Nouvelle Magazine
Dall’anteprima di Maggio 2016 al Teatro Vittoria di Roma