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Annalisa Cucchiara
Luca Notari
Riccardo Morgante
Cristina Todaro
Valentina Perrella
Alessandro Giova
Eleonora De Luca
Francesco Soleti
Segnalazione “Premio Hystrio – Scritture di Scena 2016”
In collaborazione con — Planet Arts Collettivo Teatrale
Foto — Luana Belli
Grafica — Paolo Lombardo
Video — David Melani
Consulenza Musicale — Marco Bosco
Aiuto Regia — Sofia Grottoli
Ufficio Stampa — Rocchina Ceglia
Distribuzione & Promozione — Altra Scena Art Management
Lo spettacolo
Londra: un futuro, prossimo o remoto, e un Partito xenofobo al governo. Una legge che espelle tutti i non inglesi dal suolo britannico, ronde per le strade, sugli immigrati si spara a vista. Sei italiani ottengono di evitare il rimpatrio, isolati in una villa del parco di Kensington, in attesa di grazia. Il figlio e la sorella di una cantante in conflitto con la crisi di mezza età e col suo compagno più giovane. Un esame di cittadinanza per scongiurare l’estradizione, un chimico, sua moglie. Pianoforti, pranzi, bicchieri di alcol, cene, canzoni d’autore, un magistrato e una giovane inglese che sogna la fama. Le distanze, i confini della propria identità e l’attesa illusoria del futuro si confondono alle vicende di un’umanità senza fissa dimora e bandita da sé stessa.
Note di regia
In Kensington Gardens si tenta l’impianto di contesti e personaggi tratti da Cechov – e più specificatamente da alcuni caratteri e dall’intreccio de “Il Gabbiano” – su una piattaforma testuale e situazionale di teatro contemporaneo. Partendo da quel “territorio del possibile” intrinseco alla drammaturgia cechoviana, si sviluppa un discorso più ampio ed estremamente attuale sui paradossi dei legami affettivi e di sangue, sulle speranze insoddisfatte, sull’incapacità di ammettere lo stato delle cose, e sulle nozioni di Stato, libertà, identità culturale, razza. Una prova di “cechovizzazione” del contemporaneo, in cui Nicoletti sperimenta la sintesi, con il suo stile fortemente identitario, fra gli archetipi del classico e le urgenze del contemporaneo, nel suo lavoro più inquietante, maturo e traboccante di realtà drammatica e tragicomica.
Quattro mesi prima del 23 giugno 2016, giorno in cui i cittadini della Gran Bretagna rispondevano «si!» alla Brexit con un referendum consultivo, lo spettacolo Kensington Gardens debuttava al Sala Uno Teatro di Roma. Il testo di Giancarlo Nicoletti, ultimo capitolo della sua Trilogia del Contemporaneo dopo Festa della Repubblica e #salvobuonfine, riusciva già a guardare oltre. Non solo nello sviluppo storico che di lì a poco avrebbe portato il 51,9% del Regno Unito a rivalutare la sua permanenza nell’Unione Europea. Il testo di Nicoletti, ambientato in una Londra dalla quale un partito xenofobo ha bandito fisicamente i non inglesi, compie un altro scarto: impiantare l’angoscia e l’autoanalisi dell’uomo moderno descritto da Anton Čechov nello smarrimento sociale dell’uomo contemporaneo, alieno e alienato da una società che sovrasta, ghettizza e poi disperde.
— Teatro e Critica
Luca Lotano
Cechov abita nei giardini di Kensington. Un rifugio, forse l’ultimo approdo per un’umanità senza fissa dimora e bandita da sè stessa. Prende il via da quel “territorio del possibile” che caratterizza la drammaturgia cechoviana, Kensington Gardens, testo ambientato in un futuro prossimo o remoto. Il riferimento all’intreccio e ai personaggi de Il Gabbiano si fa stringente, mescolandosi alle urgenze del contemporaneo in un racconto intriso di realtà drammatica e tragicomica.
— La Repubblica
A.V.
— Saltinaria
Alessandro Notarnicola
— Central Palc
Ilaria Faraoni
— La Platea
Federico Cirillo
— Gufetto Mag
Antonio Mazzuca
— Momento Sera
Federico La rosa
— La Novuelle Vague
Mena Zarrelli
— Dramma.it
Marcello Isidori